Maimouna e il diritto all’identità

Mi chiamo Maimouna, e sono figlia di un grande Marabout.

Mio papà è un grande Maraboutun maestro Coranico a cui sono affidati tanti bambini, i cosiddetti “Talibés”, che vivono tutti insieme nei “Daara” (luogo in cui studiano e vivono, lontano dai genitori) per un educazione esclusivamente religiosa. 

Mio papà è molto conosciuto e stimato, non solo nel nostro villaggio ma in tutta la zona, e tante famiglie gli hanno affidato i figli nel suo Daara di Dakar.

Io sono nata e cresciuta nel Daara insieme a tutti questi bambini e con loro passavo le mie giornate ad imparare il Corano. Quando loro uscivano per le strade alla ricerca di un pò di elemosina o cibo offerto dai passanti o dai vicini per permetterci di sopravvivere, io aiutavo la mamma e la seconda moglie di mio padre a preparare da mangiare per tutti.

Ma da qualche anno le cose sono cambiate. C’é un’associazione, Janghi, che ha convinto mio padre che era importante anche l’istruzione scolastica : sapere leggere e scrivere in francese e imparare tante altre cose. E cosi, grazie a Janghi, insieme ad altri bambini Talibés ho potuto andare a scuola e mi sono appassionata di tutte le nuove cose che scoprivo.

La mia vita è cambiata, ed ho incominciato a sognare…

Presto sono diventata una delle migliori della classe e con facilità sono arrivata alla fine delle elementari. Eravamo un gruppo di amiche che studiavamo e ripetevamo le lezioni insieme e spesso ero io che le incoraggiavo e spiegavo loro quanto non avevano capito.

Sapevamo che alla fine dell’anno ci sarebbe stato un esame difficilissimo, e se superato avremo potuto continuare la scuola e chissà, forse anche arrivare all’università. Io cominciavo a sognare… Forse sarei potuta diventare una maestra anch’io o, forse una ostetrica o una dottoressa come quella che ha curato e salvato il mio fratellino.

Erano sogni che nel nostro villaggio è rarissimo che una bambina possa fare perchè non ci sono scuole di questi livelli e nessun genitore permette che sua figlia vada lontano da casa per frequentare la scuola media o il liceo.   

Il mio maestro mi rassicurava e mi diceva di non preoccuparmi per l’esame perchè lo avrei superato con successo, ne era certo.

Ma un giorno il direttore della mia scuola mi convoca per dirmi con aria severa che non ha potuto iscrivermi all’esame.

Non ha potuto iscrivermi all’esame di stato perché malgrado glielo avesse chiesto più volte, mio padre non gli ha mai fornito il mio estratto di nascita.

Mio padre non c’era in quei giorni, era andato al villaggio insieme a Sheikh e Sylvestre, due responsabili dell’associazione Janghi. Ma anche se ci fosse stato era troppo tardi, ormail le iscrizioni erano fatte. Ero tristissima. Cos’è questo pezzo di carta cosi’ importante? Perché non ce l’ho? Come può la mancanza di un pezzo di carta impedirmi di fare questo esame e seguire il mio sogno ?

Al suo ritorno mio papà mi trova in lacrime. E quando gli spiego cos’è successo diventa triste anche lui. Mi racconta che i responsabili di Janghi gli avevano parlato più volte dell’importanza di questo documento e gli avevano chiesto di farsi procurare dai genitori l’estratto di nascita di ogni bambino che gli avevano affidato. Poi, visto che nessuno l’aveva fatto, avevano organizzato un viaggio con lui nei loro villaggi dove avrebbero fatto la sensibilizzazione e grazie alla sua presenza sarebbero stati sicuramente ascoltati.

E infatti era stato un grande successo e con la sua presenza non solo i genitori ma lo stesso sindaco del comune si era mobilizzato e in poco tempo i primi 12 bambini Talibés avevano già potuto ottenere il loro estratto di nascita. Mai si sarebbe immaginato che nel frattempo proprio sua figlia stava subendo le conseguenze di non averlo.

I volontari di Janghi ci ha ancora dato una mano, dandomi una identità.

Quindi ha chiesto l’aiuto di Sheikh e Sylvestre (volontari di Janghi) per risolvere il problema. E questi, dopo aver parlato col direttore della scuola gli hanno detto che siccome avevo tutti ottimi voti sarei passata lo stesso all’anno superiore perché Janghi avrebbe assicurato la retta scolastica nella scuola paritaria Enfance et Paix, potendo proseguire anche senza quell’esame.
Poi, in 3za media con l’estratto di nascita che nel frattempo mio padre, con il loro aiuto, mi avrebbe procurato, avrei fatto l’esame di stato che mi da accesso agli ultimi anni del liceo. 

Ma erano molto stupiti che io non avessi l’estratto di nascita. Gli hanno detto che essendo nata a Dakar non se l’erano proprio immaginati: di solito chi non ce l’ha è perché è nato in un villaggio dove nessuno sa dell’importanza di certi documenti e dove è molto più complicato  ottenerli perché bisogna spostarsi in città per fare le dovute dichiarazioni.

Mio padre è rimasto talmente colpito da questo problema che ha deciso di impegnarsi a fondo, con l’aiuto di Janghi, per far ottenere al più presto l’estratto di nascita a tutti i bambini del Daara.

Sono stata molto triste di non avere potuto fare quell’esame con le mie amiche ma sono felice perché grazie a questa storia tutti i miei amici del Daara avranno il loro certificato che apre le porte a tante altre cose; permette di fare sapere allo stato che tu esisti e che hai dei diritti.