Sono Thierno, e quest’anno vado a scuola

Sono Thierno, ho 10 anni e sono un Talibé.

Non sapete cos’é un talibé? Se siete già venuti una volta in Senegal ci avete visto di sicuro. Sono i bambini che vedete ovunque per strada da soli o più spesso in gruppi piu o meno grandi, con una scatola di conserva usata che serve a tenere cio che sono riusciti ad avere dai passanti durante la giornata: una manciata di riso, qualche zolletta di zucchero, qualche monetina.

E’ da 3 anni che sono al Daara (luogo in cui viviamo tutti noi Talibés, affidati all’insegnante coranico) qui alle Parcelles Assainies (quartiere di Dakar).

Prima, nel mio villaggio della Regione di Kaolack

Abitavo in un villaggio vicino a Kaolack. Mio padre é un contadino e i miei fratelli più grandi lo aiutano a lavorare i campi. In realtà non sono più tre campi, ma solo l’ultimo che ci é rimasto. Gli altri due sono stati sequestrati da una società straniera che fa piante strane, che non si mangiano ma servono a produrre energia. Quindi non servivano piu tante braccia per lavorare quest’ultimo campo rimasto, tanto più che molte volte non pioveva abbastanza e il lavoro si riduceva ancora di più.
 
Mi ricordo, mio padre era preoccupato e mia mamma e la sua co-épouse (seconda moglie di mio padre) si lamentavano sempre di non avere più niente da mettere in pentola per prepararci da mangiare.
 
Eravamo 11 bambini, 6 solo di mia mamma. Forse ne sarà nato un altro da quando sono partito perché mia mamma aveva la pancia enorme come prima che nascesse Awa, la mia sorellina piu piccola.
 

Da quando si era ridotto il lavoro nei campi papà non mi portava più con lui a coltivare. Ma mi divertivo un sacco con gli altri bambini del villaggio a costruire macchine con fili di ferro, tappi di bottiglie e vecchie scatole di latta trovate per terra oppure ci arrampicavamo sugli alberi per cercare bacche o frutti selvatici e poi era bellissimo durante la stagione delle piogge quando finalmente tutto diventava verde, portavamo al pascolo le pecore e si potevano prendere i deliziosi frutti degli immensi baobab. 

Papà ha deciso: dovrò andare lontano per diventare forte

Un giorno ho chiesto a mio papà se anch’io mi dovevo preparare per andare a scuola. Infatti era quasi finita la stagione delle piogge e 3 dei miei inseparabili amici erano tutti eccitati perché erano andati col loro papà a iscriversi alla scuola più vicina, in un altro villaggio.
 
Mio papà mi ha detto di no, che non avrei fatto quella scuola. Era troppo lontana, avrei dovuto fare kilometri da solo a piedi ogni giorno e lui non aveva i mezzi per comprarmi le scarpe e dei vestiti adatti. In più voleva che imparassi il Corano molto meglio di quanto avessi fatto fino ad allora, con l’insegnante del nostro villaggio.
 
“Come studi adesso – mi diceva con l’aria severa – solo poche ore al giorno, con tua mamma che ti difende sempre quando ti puniscono perché non hai imparato bene, non riuscirai mai a sapere tutto il Corano a memoria. In più devi diventare un uomo, forte e coraggioso, capace di affrontare le difficoltà della vita. E poi, dove ti porta quella scuola dove vanno i tuoi amici? Ci sono solo poche classi e finite quelle non avrai nessuna possibilità di fare un lavoro. Dovrai andare in un altra scuola più lontana dove non conosco nessuno. Invece voglio che diventi un uomo religioso, ascoltato e stimato. Conosco un marabout molto serio e apprezzato che ha un Daara a Dakar dove potrai imparare moltissimo senza che debba preoccuparmi di niente perché pensa a tutto lui.”
 
Mia mamma ascoltava in silenzio. Più tardi l’ho sentita discutere con papà che si é arrabbiato tantissimo. Non ho sentito ciò che dicevano, solo un “é ancora troppo piccolo” di mia mamma che sembrava voler piangere.
Da un lato ero tristissimo di andare lontano dalla mamma, ma ero fiero di diventare un uomo forte e forse un gran marabout anch’io. In questo modo potrò essere io ad aiutare un giorno la mamma e liberarla da tutte le preoccupazioni.
Pochi giorni dopo, ho salutato la mamma che mi ha stretto a lungo fra le sue braccia, e sono partito con papà fino ad un villaggio vicino alla grande strada.
Lì abbiamo preso un “car rapide” e dopo molte ore di scossoni siamo arrivati in una citta caotica piena di macchine e motorini, Kaolack.

Sono passati 3 anni, sto imparando a diventare grande. Anche se delle volte, mi sento solo.

Era li la casa del marabout. C’erano altri bambini. Papà mi ha salutato dicendomi di fare il bravo e ubbidire sempre al marabout. Deve essere fiero di me.
Ho passato la notte con gli altri bambini su delle stuoie per terra nel cortile della casa. E l’indomani siamo partiti con il marabout e gli altri bambini per Dakar.
 
Da tre anni ho imparato tantissime cose… Ormai so gia quasi il Corano a meoria e so scrivere molti versetti e mio papà sarà fiero di me.
Ma ho imparato anche tantissime altre cose dalla vita per strada… ho imparato ad attraversare le strade più pericolose e piene di macchine, ho imparato a fare i conti dei soldi che ho guadagnato e come dividerli fra di noi quando li abbiamo avuti insieme, ho imparato a difendermi quando qualcuno vuole prendermi qualcosa, ho imparato a non piangere quando mi si picchia o quando ho freddo o fame. 
Ho imparato a dividere con gli altri talibés ed é bellissima l’amicizia che c’é fra di noi. 

Ho imparato a riconoscere le persone che probabilmente mi daranno qualcosa da quelle che invece mi cacceranno via. Ci sono delle “mamans” che mi sorridono e mi danno da mangiare e so che quando sono triste posso andare da loro, ci sono dei “monsieurs” che ogni mattina immancabilmente si fermano con la loro macchina per darci delle monetine da dividerci, c’é un “tangana” dove so che la “maman” troverà sempre un pezzo di pane o qualche altra cosa da bere o da mangiare per me

Ma ci sono anche dei giorni in cui non incontro nessuno di loro, ho la pancia che mi fa male per la fame e tanta paura perché non sono riuscito a trovare i 500 Fr che ci ha chiesto di portare ogni giorno il marabout.

Sono i soldi che servono a fare andare avanti il Daara, mantenere i nostri insegnanti coranici, completare il cibo per noi… In certi Daara i talibés che non portano i soldi sono picchiati. Da noi no, ma il marabout non sarà contento e so che é un mio dovere perché é solo così che possiamo mantenerci.

Ma quest’anno ci sono bellissime novità!!

Il marabout ci ha detto che alcuni di noi per i quali ha avuto il permesso dai genitori, oltre ad imparare il Corano, potranno anche andare a scuola invece di passare le giornate per strada a mendicare. Che c’é una scuola qui vicino, dove andavamo a chiedere l’acqua da bere, che ci accoglie nelle sue classi grazie a un’associazione italo-senegalese, Janghi, che paga la nostra retta scolastica e sostituisce cio che noi avremmo portato al Daara mendicando, con alimenti. 
Mi sembra un sogno…..
 
So che sarà duro perché dovrò studiare tantissimo, ma so che la mia vita presente e futura cambierà. E ce la metterò tutta, perché io voglio diventare medico!